Accogliere e gestire le emozioni…

Le emozioni possono essere interpretate come “sintomi dell’inconscio”, che normalmente associamo alle sensazioni. Sono sintomi che attraverso uno stato emotivo, che sia positivo o negativo, ci comunicano come stiamo, se stiamo soddisfacendo i nostri bisogni e se ciò che sentiamo è congruo ai nostri valori. Le emozioni primarie sono le emozioni di base, da cui nascono poi quelle secondarie. Ciò che è importante è conoscerle e imparare ad accoglierle e gestirle, poiché sono fuori dal nostro controllo. Possiamo definire le emozioni risposte adattive del nostro corpo-mente. Loro compito è infatti attivare una reazione specifica verso lo stimolo che arriva dall’esterno o da dentro di noi, e in questo modo preparare l’individuo a dare la risposta adeguata alla situazione. Ma diamo uno sguardo alle emozioni, a partire dalla paura è la reazione ad un pericolo e costituisce la condizione emozionale principale per la sopravvivenza. Essa scatta attraverso la valutazione dell’ambiente che ci circonda e si basa sull’idea che non siamo in grado di poter affrontare una situazione che pensiamo potrebbe mettere in pericolo la nostra vita. La paura ha varie sfumature come l’ansia, che ci rende proattivi  nei confronti del nostro futuro. L’ansia diventa disfunzionale nel momento in cui da luogo a preoccupazione rispetto ad eventi che devono ancora accadere. E poi la rabbia, che subentra nel momento in cui qualcuno sta violando i nostri principi, i nostri valori. Quando qualcuno nell’azione o nella comunicazione calpesta i nostri valori, innesca in noi ira, collera, odio, poiché si verifica un’invasione della sfera emotiva. La rabbia genera l’aggressività, un’emozione che, se non gestita, ci porta ad attaccare le altre persone, verbalmente o fisicamente. E la tristezza, che è considerata un’emozione curativa, poiché ha la funzione di riparare le ferite, poiché prende le sue energie dall’esterno. E’ la normale reazione alla percezione di un evento, di una perdita, di un cambiamento. Quando ha compiuto la sua azione riparatrice, l’umore migliora. La tristezza genera il senso di colpa. Esso indica che siamo noi a calpestare i nostri principi e valori e innescando nella nostra mente un dialogo basato sulla colpa. Il senso di colpa induce comportamenti auto-distruttivi della persona. E che dire della gioia. E’ la manifestazione di una emozione che lascia intendere che quello che c’è nella nostra mappa mentale e che vive quella realtà, è assolutamente in armonia. Se siamo gioiosi e felici, non c’è da riflettere su niente, bisogna godersela. La gioia è una emozione che proviamo tuttavia in modo persistente, come tutte le emozioni, si tratta di attività ormonali che si sviluppano dentro di noi. Noi spesso non abbiamo un diretto controllo su questo tipo di emozione e quando succede lo dovremmo vivere con gratitudine, dovremmo essere grati per quello che è accaduto. Gioia genera amore, inteso come amare ed essere amati, che corrisponde ad uno dei principali bisogni psico-relazionali dell’essere umano. L’amore si fonda sul comportamento e riguarda il prendersi cura e la sessualità, sul sapere, quando si ama la persona per ciò che sa, sull’identità, quando si condividono con la persona amata credenze e valori, sulla spiritualità, quando l’amore raggiunge un livello talmente elevato in cui le due identità si fondono. L’amore genera molte differenti emozioni, dalla vergogna, quando non ci sentiamo all’altezza e non adeguati alle situazioni, alla frustrazione, quando non ci sentiamo compresi dalle persone che amiamo, alla delusione, quando riponiamo sugli altri aspettative eccessive, alla gelosia, quando abbiamo il timore, il sospetto o la certezza di perdere la persona amata ad opera di altri ed all’invidia, in cui il senso di rivalità passa dalle persone alle cose. Non ci sono emozioni belle ed emozioni brutte. Ci sono emozioni. Importante è come le viviamo, le accettiamo e le gestiamo. Inside Out è un capolavoro della Walt Disney, che ho trovato geniale. E’ un film che racconta le emozioni. Gioia per tutto il cartone snobba Tristezza perché dice che è inutile. Invece, in questo passaggio Gioia capisce che anche la tristezza è utile, per creare empatia. Ecco una prova di inefficacia della positive attitude. La positive attitude ha bisogno di essere introdotta. L’atteggiamento positivo ha bisogno di presentarsi prima. Questo si chiama rapport in PNL (Programmazione Neurolinguistica) o empatia in psicologia. È come quando un bambino si fa male e il genitore non riconosce il sentimento e va dritto alla risoluzione (per fretta, per economia di tempi…). Il genitore dice: “ehi dai, non è niente, è già passato tutto. forza dai, facciamo questa o quella cosa”. A me capitava che se ero triste mi rispondevano che le tristezze della vita erano altre e che quello era niente. Niente? Solo Tristezza, nel film Inside Out, capisce l’importanza del rapport e dell’empatia con Bing Bong. Solo Tristezza riesce a condurre Bing Bong verso un cambio d’umore. Quell’ “It’s gona be ok” di Gioia è fuori luogo, è troppo prematuro. Come poi sarà alla fine del film, l’abbraccio con i genitori rappresenterà la riapertura emotiva della bambina. Gioia impara una lezione importante, e insieme a lei tutti quelli che vogliono sempre stare on the sunny side of the road” che alle volte, connettersi con l’emozione degli altri o la propria è fondamentale per ripartire. In pratica, il rapport di Tristezza serve per comprendere e non negare. Negare sarebbe sbagliato, riconoscere il dolore per poi passare ad altro è ciò che si impara da questo meraviglioso passaggio in video.

Ma per meglio comprendere le emozioni dobbiamo addentrarci  in quei meccanismi e circuiti cerebrali che sono coinvolti nell’origine delle emozioni. Il nostro cervello è suddiviso in tre parti, il cervello rettiliano, che rappresenta il cervello più antico ed è necessario agli schemi di comportamento legati alla sopravvivenza dell’individuo. In questa parte risiedono la paura e l’aggressività, le due emozioni primarie di base. Inoltre il cervello limbico, che ha un ruolo fondamentale nell’elaborazione di tutte le emozioni che guidano il comportamento degli individui. E infine la neocorteccia, che è l’elemento cerebrale più giovane dell’uomo evoluto. La neocorteccia è molto sviluppata negli esseri umani ed è la sede del linguaggio e della coscienza e di tutti quei comportamenti che richiedono un’intelligenza più elaborata per essere agiti. Ma come si generano le emozioni? Esse compiono due vie, la via primaria degli stimoli sensoriali e la via secondaria dei centri di elaborazione corticale. La prima viene attivata dal sistema rettiliano, che è quello degli istinti come la sopravvivenza. Quando dall’ambiente esterno arrivano input sensoriali al nostro cervello, esso per decodificarli come “pericolosi” innesca l’emozione della paura. La seconda via si attiva nel momento in cui la risposta nei confronti dei pericoli relativi alla sopravvivenza ha un esito negativo. Immaginiamo di essere spaventati da una persona che riteniamo possa metterci in pericolo. Nel momento in cui realizziamo che quella persona non è pericolosa, attraverso la via sensoriale, nella seconda fase avviene un processo di passaggio tra i vari meccanismi cerebrali, che traducono quell’emozione di pericolo in un’emozione di gioia per aver in qualche modo constatato di aver “scampato il pericolo”. In questa fase l’ipotalamo produrrà una serie di ormoni che andranno dal cortisolo all’adrenalina, all’ossitocina, alla serotonina e dopamina. Si tratta di catene di amminoacidi fatte di proteine. Ogni emozione ha una sostanza chimica a essa associata ed è l’assorbimento di queste sostanze nel corpo, attraverso le cellule, a dare origine alla sensazione che ci porta a identificare, e dare un nome-etichetta, a ciò che stiamo provando: rabbia, gioia, tristezza, amore e così via. Le emozioni che noi viviamo si basano sui modelli inconsci e condizionati del nostro passato. Per modificare il nostro stato psico-fisico emozionale è necessario suddividere le emozioni che ci piacciono da quelle che non ci piacciono, focalizzare il problema e concentrarsi sulla risoluzione dello stesso. Quando proviamo emozioni, nel nostro corpo si genera un sovraccarico di energie che dobbiamo necessariamente scaricare. E’ fondamentale come reagiamo e come ci comportiamo, a partire dall’ascolto di noi stessi. Ogni giorno è necessario ritagliarsi del tempo per ascoltarsi, per focalizzare i nostri bisogni.